Cadillac Escalade IQL - Cresce (ancora) la maxi-Suv Usa

4 Ruote - Mar 06,2025

Cadillac compie un altro passo verso l'elettrificazione della gamma e presenta la Escalade IQL sette posti, che affianca la IQ già disponibile. La variante IQL sarà offerta negli Stati Uniti in quattro allestimenti a partire da 132.695 dollari, pari a circa 123.500 euro al cambio attuale.

Più spazio con la carrozzeria modificata. Il design riprende quello della IQ sia all'esterno che all'interno, ma i passeggeri della seconda e terza fila possono godere di maggiore spazio grazie alla forma più alta e squadrata della zona posteriore e alla carrozzeria più lunga di quasi 11 centimetri. Cresce anche lo spazio per i bagagli. Disponibile su richiesta, il pacchetto Executive permette di trasformare la seconda fila in un salotto con due poltrone elettriche, climatizzate e dotate di funzione massaggio con una console centrale e schermi touch dedicati.

205 kWh per 730 km di autonomia. Il powertrain bimotore eroga 680 CV (750 CV con la modalità di guida Velocity Max) e la batteria Ultium da 205 kWh promette fino a 730 km di autonomia. Il sistema di bordo a 800 Volt consente di ricaricare da colonnine a 350 kW per recuperare fino a 185 km di autonomia in 10 minuti. La tecnologia V2H permette inoltre la ricarica bidirezionale per alimentare dispositivi esterni e - in caso di emergenza - anche la propria casa.

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Stati Uniti - Detroit esentata dai dazi su Messico e Canada, ma solo per un mese

4 Ruote - Mar 06,2025

Donald Trump compie un parziale dietrofront sui dazi alle importazioni da Canada e Messico. La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha infatti rivelato la decisione del presidente degli Stati Uniti di concedere all'industria dell'auto un'esenzione di un mese dal pagamento delle tariffe del 25%. 

La condizione. La concessione, che potrebbe riguardare anche altri costruttori presenti negli Stati Uniti e nei Paesi confinanti, è stata annunciata in seguito a un colloquio telefonico con i vertici di Stellantis, General Motors e Ford, che hanno chiesto espressamente di parlare con Trump per manifestare tutte le loro preoccupazioni per le conseguenze delle nuove tariffe doganali su un tessuto industriale nordamericano estremamente integrato: tra il Canada e il Messico, i tre costruttori hanno infatti impianti produttivi, dove assemblano diversi modelli destinati al mercato statunitense, e, soprattutto, importanti fornitori di componentistica. L'inquilino della Casa Bianca ha soddisfatto la loro richiesta, ma solo a una condizione: il rispetto dei termini dell'attuale accordo di libero scambio tra Usa, Canada e Messico. L'intesa, nota con l'acronimo Usmca, prevede una serie di requisiti d'origine. Per ottenere l'esenzione dai dazi, i veicoli prodotti dalle Big di Detroit devono contenere almeno i 75% di "contenuti" nordamericani. Inoltre, il 40% di un'autovettura e il 45% di un pick-up devono essere prodotti negli Stati Uniti o in Canada e rispettare un dettagliato elenco di "componenti principali" come motori, trasmissioni, pannelli della carrozzeria e parti del telaio. Tuttavia, non tutte le importazioni di auto soddisfano tali requisiti. Nel 2023, secondo l'Office of the U.S. Trade Representative, l'8,2% dei veicoli importati dal Canada o dal Messico negli Stati Uniti e il 21% circa della componentistica sono stati sottoposti al pagamento di tariffe doganali.

Altri dietrofront in vista. Le esenzioni potrebbero riguardare anche altri prodotti importati. Trump, infatti, sarebbe pronto a concedere altre esenzioni: si parla di eliminare l'aliquota aggiuntiva del 10% su petrolio o benzina dal Canada. D'altro canto, i dazi contro Ottawa hanno determinato un'immediata reazione da parte canadese e lo stesso Trump, dopo una telefonata con il premier Justin Trudeau, ha garantito di volere proseguire i colloqui su una soluzione di compromesso. In tale contesto, non vanno trascurate le conseguenze delle politiche protezionistiche, a partire da una crescente incertezza che sta minando gli indici di fiducia delle imprese. Ieri, 5 marzo, è arrivato un segnale preoccupante per il mercato del lavoro: il rapporto Adp, che precede la pubblicazione dei dati sull'occupazione del Dipartimento del Lavoro, ha mostrato per il mese di febbraio un aumento delle buste paga private di sole 77.000 unità, molto meno delle 186 mila di gennaio e delle 140 mila previste dagli economisti. Inoltre, si è riscontrata anche una minore crescita dei salari per i lavoratori che cambiano impiego. Tali segnali, uniti agli altri dati negativi pubblicati negli ultimi giorni, smentiscono la narrazione trionfalistica di Trump e della sua amministrazione e presagiscono un periodo nettamente diverso dall'eta dell'oro vagheggiata dall'ex immobiliarista, quantomeno nel breve termine. 

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